giovedì 15 novembre 2007

E' nata la Rete dei Semi Rurali (News)

Rigiro la seguente email che mi è giunta, sintomo che qualcosa si muove anche in Italia, e che è necessario sostenere uno "sviluppo" umano, localizzato, etico e salutare.

Nel giorno di San Martino che segna la fine dell'annata agraria e l'inizio della nuova a Scandicci (FI) è stata creata la “Rete Semi Rurali” i cui soci fondatori sono 8 associazioni da tempo impegnate nella salvaguardia della biodiversità e della agricoltura contadina: l’Associazione Rurale Italiana (ARI), l’Associazione per la Salvaguardia della Campagna Italiana (ASCI), Archeologia Arborea, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, Civiltà Contadina, il Consorzio della Quarantina, il Coordinamento Toscano Produttori Biologici (CTPB) e il Centro Internazionale Crocevia. Si tratta di un momento importante per il mondo dell’associazionismo agricolo italiano, che mettendosi insieme vuole ricordare a tutti che la biodiversità agricola va conservata, valorizzata e sviluppata nelle campagne dagli agricoltori, prima di tutto, facendola una buona volta uscire dalle banche genetiche dei centri di ricerca.

La Rete si è data uno statuto per sostenere, facilitare e promuovere il contatto, il dialogo, lo scambio e la condivisione di informazioni e iniziative tra coloro che difendono i valori della biodiversità e dell’agricoltura contadina e si oppongono a ciò che genera erosione e perdita della diversità, all’agricoltura mineraria basata sulla monocoltura intensiva e/o sulle colture geneticamente modificate.
I fondatori della Rete riconoscono che il recupero delle varietà tradizionali e contadine deve diventare un'attività produttiva, incentivando la commercializzazione e il consumo locale delle varietà più interessanti dal punto di vista alimentare, gastronomico e economico evitando di cadere nel clamore superficiale ed erosivo generato dal marketing della tipicità.
Tra i suoi obiettivi principali ci sono il sostegno al recupero, coltivazione, allevamento, conservazione, scambio, sviluppo e diffusione di varietà e razze tradizionali e contadine di interesse agricolo; la promozione dell’innovazione rurale, anche attraverso la ricerca partecipativa, e lo scambio di conoscenze e saperi tra agricoltori; la valorizzazione della cultura rurale, dell’agricoltura contadina, dei saperi popolari, delle pratiche locali, delle titolarità collettive, dei luoghi comunitari, degli usi tramandati e delle consuetudini condivise;
Per far questo è importante aver chiaro a quale modello agricolo la Rete si rivolge e a quali sono gli agricoltori di riferimento. Parlare di sementi adatte al territorio, vuol dire, infatti, parlare di agricoltura contadina e familiare, realizzata spesso in quelle zone marginali, come, ad esempio, le tante montagne e colline che compongono l’ossatura del nostro paese o economicamente marginalizzata dal modello agroindustriale. In questo humus culturale vuole lavorare la Rete, diventando un tessuto connettivo di supporto e sostegno delle diverse realtà locali e nazionali già da tempo attive.

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