martedì 11 settembre 2007

EP 445 929: il brevetto di un furto. La Monsanto, l'India, il grano


Nell'India nord-occidentale il frumento, è chiamato "kanak". All’inizio del secolo scorso sir Albert Howard, fondatore con la moglie G.L.C.Howard dell'agricoltura organica moderna, ne contava circa 37 varietà botaniche appartenenti a 10 sottospecie; tale varietà è frutto di secoli di esperienze dei contadini indiani per cercare di adattare le coltivazioni in funzione del gusto, delle capacità nutrizionali, delle diverse condizioni climatiche ed ecologiche. Il risultato di questo lavoro è un grano a bassa elasticità, ideale per la cottura in forno e a basso contenuto di glutine. Così come naturale è stato il processo di selezione delle sementi, naturale è stato anche il secolare scambio di semi fra i coltivatori; ma nello scambio molti semi sono andati a finire in diverse banche di geni internazionali fuori dall’India e, tra l’altro, nelle collezioni appartenenti all’amministrazione agricola degli Stati Uniti, del Giappone e dell’Europa.
Le multinazionali dell’industria alimentare hanno accesso illimitato alle banche di geni, per cui il gioco è presto fatto: alcuni ricercatori, prima quelli della Unilever poi quelli della Monsanto, mappano il genoma del grano indiano e decidono di brevettarlo come invenzione. Il 3 maggio 1994 col numero 5.308.635, il 9 giugno 1998 col numero 5.763.741 e il 12 gennaio 1999 col numero 5.859.315, negli Stati Uniti vengono rilasciati brevetti per grani che producono impasti a bassa elasticità.
Nel 2003 la Monsanto legalizza il furto anche in Europa: nonostante la legge comunitaria vieti di brevettare piante, il 21 maggio l'Ufficio Europeo per i Brevetti di Monaco ha concesso alla Monsanto il brevetto EP 445929, che copre un grano che presenta una speciale qualità di cottura, derivato da quello indiano.
Il brevetto permette alla Monsanto di avere il completo monopolio di coltivazione, produzione e di trasformazione delle varietà di grano indiano a bassa elasticità; questo significa che i contadini indiani, per continuare a coltivare il grano che i loro stessi progenitori hanno selezionato in modo del tutto naturale, ora devono acquistarne i semi dalla Monsanto, che ne è "legittima" proprietaria. Significa che la fiorentissima industria dei prodotti da forno indiana, un giro d’affari di circa 1.5 milioni di dollari (85.000 forni industriali in tutto il Paese), è nelle mani della Monsanto. Significa anche che il pane tradizionale indiano, il chapattis, è adesso proprietà della Monsanto.
E’il caso di ricordare un monito di sir Albert Howard:

L'attuale condizione dell'agricoltura indiana è l'eredità d'esperienza tramandata per tempo immemorabile da un popolo poco influenzato dai molti cambiamenti di governo del paese. Le attuali pratiche agricole dell'India, per quanto strane e primitive possano apparire alle idee occidentali, meritano rispetto. Il tentativo di migliorare l'agricoltura indiana sulla base di linee occidentali sembra essere sostanzialmente un errore. Quello che ci vuole è, piuttosto, l'applicazione dei metodi scientifici alle condizioni locali, al fine di migliorare l'agricoltura indiana secondo le sue stesse linee.

Era il 1906.

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